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Personale Enti Locali

Graduatorie, durata di tre anni per quelle valide il 15 marzo 2025

La durata triennale delle graduatorie dei concorsi degli enti locali riguarda quelle che erano ancora valide lo scorso 15 marzo.

Il D.L. n. 25/2025 ha introdotto alcune importanti novità per il personale degli enti locali.

In primo luogo, il Dl PA stabilisce che la durata delle graduatorie dei concorsi degli enti locali torna a essere fissata, come nelle previsioni dettate dal D.Lgs. n. 267/2000, in tre anni.

Per tutte le altre amministrazioni pubbliche, la durata delle stesse è invece fissata in due anni.

Sull’applicabilità della riduzione della durata delle graduatorie concorsuali anche agli enti locali sono sorti in passato contrasti interpretativi tra le sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti e nella giurisprudenza dei Tar.

Il Dpr 82/2023 ha risolto tali dubbi, fissando in due anni la durata per tutte le pubbliche amministrazioni.

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Qual è l’efficacia delle disposizioni sulle graduatorie contenute nel Dl PA?

Le previsioni del dl sul ritorno a tre anni non sembrano essere di interpretazione autentica, quindi, non si applicano in modo retroattivo.

Tali previsioni investono, perciò, le graduatorie dei concorsi degli enti locali che erano ancora valide lo scorso 15 marzo, data di entrata in vigore della disposizione.

Tutte le Pubbliche amministrazioni devono, inoltre, superare l’istituto del comando.

In sintesi, gli enti devono inquadrare nel proprio organico i dipendenti che sono in comando da oltre 12 mesi e che hanno avuto una valutazione pienamente positiva.

In caso di mancata applicazione, entro il 2025, di questo vincolo, gli enti saranno assoggettati a due sanzioni:

  • il termine dei comandi alla scadenza (entro, cioè, i 12 mesi) e comunque non oltre il 30 aprile del 2026;
  • il divieto di effettuare nuovi comandi, anche per altre figure professionali, nei 18 mesi successivi.

Analoghe sanzioni sono irrogate, inoltre, ai comandati che non presentano domanda di inquadramento.

È necessario, infine, fare chiarezza anche sui dubbi applicativi legati alle nuove regole sulla mobilità volontaria.

In primo luogo, è opportuno che la legge di conversione chiarisca che per il 2025 il ricorso a questo istituto è facoltativo.

E ancora, è fondamentale chiarire su cosa si intenda per facoltà assunzionali.

In particolare, è necessario spiegare se ci si riferisce a quelle teoriche assegnate agli enti dall’articolo 33 del D.L. n. 34/2019 o a quelle che entro tale soglia gli enti hanno deciso di utilizzare nel programma del fabbisogno.

Nel caso in sui si propenda per la prima soluzione, il vincolo del ricorso alla mobilità volontaria verrebbe in concreto ampliato.

Per saperne di più su questo e altri argomenti consulta gli articoli che trovi qui

Fonte: Il Sole 24 Ore n. 89 del 31/03/2025 pag. 25

Autore: Arturo Bianco

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