Stallo CCNL Funzioni Locali
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Contratto enti locali, l’Aran di più non può fare

Stallo CCNL Funzioni Locali: l’Aran avanza alcune proposte, ma senza un intervento normativo non si può fare di più.

L’Aran prova a sbloccare le trattative per il rinnovo del CCNL Funzioni Locali e propone ai sindacati di riqualificare il 30% dell’indennità di comparto, oggi integralmente da considerare “salario accessorio”, in trattamento tabellare.

Questo è il massimo che l’Agenzia può fare come rappresentante della parte pubblica che è comunque tenuta a rispettare i vincoli di spesa posti dalla legislazione.

Le sigle sindacali che continuano a fare muro devono comprendere che senza un intervento normativo volto a finanziare gli incrementi salariali per il comparto, non è possibile fare altrimenti.

L’ostruzione dei sindacati si basa sulla pretesa di ottenere incrementi contrattuali che allineino il comparto Funzioni Locali ai trattamenti economici degli altri.

Allo stato attuale, però, come evidenziato nella tabella C allegata alla bozza di contratto proposta ai sindacati, vanno al tabellare 9,72 Euro per gli Operatori, 11,79 Euro per gli Operatori Esperti, 13,74 Euro per gli Istruttori e15,57 Euro per i Funzionari/Elevate qualificazioni.

Tali cifre, è bene ribadirlo, non incrementano gli stipendi ma solo le pensioni, in modo evidentemente limitato.

Stallo CCNL Funzioni Locali: quali possibili soluzioni?

Il Conto annuale del personale 2024, recentemente pubblicato, per altro, interviene proprio ad evidenziare l’ormai inarrestabile voragine che si apre tra i trattamenti salariali.

Le variazioni percentuali dei trattamenti economici medi tra il 2015 e il 2024 vedono: +25,1% per le Funzioni Centrali; +21,3% per il comparto Autonomo o fuori comparto; +20,5% per il personale in regime di diritto pubblico; +13,9% per la Sanità; +12,8% per Istruzione e Ricerca; +12,1% per il fanalino di coda, ossia, il comparto Funzioni locali.

In questo modo il comparto Funzioni Locali continua a risultare sempre meno attrattivo con conseguente fuga di molti dipendenti e la ritrosia da parte dei nuovi ad entrare in servizio nei comuni e negli altri enti.

Inoltre, di pochissimo aiuto è l’articolo 14, comma 1-bis, del D.L. n. 25/2025, la cui applicazione, per altro, consente solo di aumentare il salario accessorio, ma a costo di rinunciare ad una buona fetta di assunzioni e con l’esclusione dei molti enti in disequilibrio o non virtuosi ai fini delle facoltà assunzionali.

L’intervento risolutore per armonizzare i trattamenti economici sarebbe quello previsto da otto anni da una norma regolarmente ignorata: l’articolo 23, comma 1, del D.Lgs 75/2017, alla luce del quale, i contratti collettivi dovrebbero intervenire, sia pure sul solo salario accessorio, proprio differenziando gli incrementi consentiti, così da assegnare maggiori risorse ai comparti meno remunerati.

Per saperne di più su questo e altri argomenti consulta gli articoli che trovi qui

Fonte: Italia Oggi n. 174 del 25/07/2025 pag. 35
Autore: Luigi Oliveri

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