L’obbligo di destinare alla mobilità almeno il 15% degli spazi assunzionali previsto dal Decreto P.A. decorre solo dal 2026.
È disponibile sul sito dell’Anci la nota di lettura del 17 marzo sul Decreto P.A.
Complessivamente, il predetto decreto contiene una pluralità di misure in materia di personale rilevanti anche per Comuni e Città metropolitane.
La novità più importante, però, è contenuta nell’articolo 3, comma 1, lett. c), del D.L. n. 25/2025.
Tale norma, in sintesi, supera l’obbligo generalizzato di esperire procedure di mobilità prima di bandire i concorsi.
Secondo la predetta disposizione, le amministrazioni devono destinare alla mobilità non meno del 15% delle facoltà assunzionali (da verificare se calcolate per teste o in termini finanziari) provvedendo, in via prioritaria, all’immissione in ruolo dei dipendenti provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo, appartenenti alla stessa area funzionale, che facciano domanda di trasferimento nei ruoli delle amministrazioni in cui prestano servizio da almeno 12 mesi e che abbiano conseguito una valutazione della performance pienamente favorevole.
Sulla decorrenza della nuova disciplina si è creata però un pò di confusione con quanto disposto dal decreto Milleproroghe.
Infatti, il D.L. n. 202/2024, convertito, con modificazioni, dalla Legge n. 15/2025, ha prorogato di un ulteriore anno (ossia, fino al 31 dicembre 2025) la deroga agli obblighi in materia di mobilità volontaria propedeutica alle assunzioni.
A partire da quando troverà applicazione la disciplina contenuta nel Decreto P.A.?
Secondo l’Anci, considerando la deroga disposta dal decreto Milleproroghe, la nuova disciplina, cioè l’obbligo di destinare alla mobilità almeno il 15% degli spazi assunzionali, troverà applicazione solo dal 2026.
Questa precisazione si rivela opportuna visto che gli enti hanno già praticamente definito la programmazione dei fabbisogni di personale e dei piani di reclutamento per il 2025.
L’Anci comunque rimane critica sul meccanismo in generale.
Tale meccanismo, essendo pensato principalmente per le amministrazioni medio-grandi, che sviluppano annualmente una capacità assunzionale ampia e articolata, potrebbe creare, invece, problemi alle esigenze dei piccoli comuni, che bandiscono concorsi per pochissime unità di personale.
Per i piccoli comuni dovrà, quindi, essere prevista un’esclusione o comunque una disciplina differenziata.
Fonte: Italia Oggi n. 66 del 19/03/2025 pag. 36 “P.a., mobilità dal 2026”
Autore: Matteo Barbero