Gli incrementi sul fondo della retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti, disposti dall’art. 39 del contratto dei dirigenti siglato il 16 luglio scorso, non sono assoggettati al limite del trattamento accessorio (art. 23, co. 2, D.Lgs. n. 75/2017).
Lo ha precisato l’Aran con il parere n. AFL92/2024.
Ultimo parere che si aggiunge ai precedenti al fine del popolamento della banca dati «orientamenti applicativi» del nuovo contratto.
Infatti, per gli addetti ai lavori questi pareri rappresentano linee guida chiare e autorevoli per applicare correttamente ed omogeneamente i nuovi istituti.
Inoltre, così come avvenuto per i più recenti contratti, anche l’ultima tornata contrattuale ha previsto incrementi stabili al fondo per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti.
Cosa prevede, nello specifico, il contratto dirigenti per il fondo retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti?
In particolare, l’art. 39, co. 1, del contratto dirigenti stabilisce che il predetto fondo (regolato, nella sua costituzione, dall’art. 57 del contratto del 17 dicembre 2020) è stabilmente incrementato dei seguenti importi percentuali da calcolarsi sul monte salari dei dirigenti riferito all’anno 2018:
- 0,46% a decorrere dal 1° gennaio 2020;
- percentuale che va rideterminata nel 2,01% a decorrere dall’1° gennaio 2021.
Per di più, il successivo comma 3 ha previsto la possibilità di incrementare, in base alla propria capacità di bilancio, la parte variabile del fondo dell’0,22% del monte salari 2018.
Inoltre, l’Agenzia ha ricordato che, in base all’art. 11 del D.L. n. 135/2018, il limite di cui all’art. 23, co. 2, del D.Lgs. n. 75/2017 non opera per gli incrementi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
Di conseguenza, gli incrementi disposti dall’art. 39 del nuovo contratto non sono assoggettati al limite del trattamento accessorio 2016.
Fonte: Ntplusentilocaliedilizia del 02/10/2024
Autori: Gianluca Bertagna e Salvatore Cicala
