Gli enti locali devono dare applicazione ad alcune previsioni del nuovo contratto nazionale, senza attendere la firma definitiva dello stesso.
In primo luogo, gli enti devono verificare se nel preventivo sono presenti le risorse per finanziare aumenti e arretrati.
La preintesa del 4 agosto stabilisce, infatti, che gli istituti vincolati devono essere applicati entro 30 giorni dalla firma definitiva.
Pertanto, le somme dovranno essere liquidate entro dicembre o gennaio, a seconda della data di sottoscrizione definitiva del nuovo contratto nazionale.
Gli enti avrebbero già dovuto inserire nei preventivi dal 2019 al 2021 gli aumenti pari alle seguenti aliquote:
- 1,3% per il 2019;
- 1,9% per il 2020;
- 3,9% per il 2021.
Le aliquote elencate scendono mediamente dello 0,7% per il riassorbimento della indennità di vacanza contrattuale e per il consolidamento dell’elemento perequativo.
Tali somme sono già liquidate al personale.
L’Aran ha stimato, inoltre, che il nuovo contratto nazionale prevede incrementi medi pari a 100,27 Euro mensili, per il tabellare, e 117,53 Euro per il trattamento complessivo, nonché arretrati medi per 1.727,63 Euro.
In caso di stanziamenti insufficienti nel preventivo 2022, gli enti devono procedere con una variazione di bilancio.
Quali altre iniziative devono essere attuate per dare applicazione al nuovo contratto nazionale?
Gli enti, per di più, devono calcolare le risorse per gli aumenti delle indennità come quelle di turno o per straordinario.
Tali indennità sono calcolate come percentuale del trattamento fondamentale a cui gli aumenti sono dunque parametrati.
Non è necessario attendere la firma definitiva del nuovo contratto nazionale per costituire il fondo decentrato del 2023 e non è consentita la sua revisione se è già stato ripartito.
In base all’ipotesi di contratto, le nuove regole per la costituzione del fondo produrranno i propri effetti a partire dal prossimo anno.
La norma che consente di incrementare il fondo 2022 se non è stato ancora sottoscritto il contratto decentrato ha natura eccezionale e gli enti correrebbero dei rischi sostanzialmente inutili.
Il contratto nazionale dispone che l’aumento di 84,50 euro per ogni dipendente in servizio al 31 dicembre 2018, per le quote riferite agli anni 2021 e 2022, potrà essere inserito come una tantum anche nel fondo del 2023.
Pertanto, non saranno sottratte risorse ai dipendenti.
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Fonte: Il Sole 24 Ore n. 279 del 10/10/2022 pag. 29 “Contratto, tempi stretti per chi non ha i fondi”
Autore: Arturo Bianco