In tempo di razionalizzazione partecipate, da effettuare entro il 31 dicembre 2021, il D.L. n. 73/2021 salva per l’ennesima volta le società vietate dalla cessione o liquidazione.
Il 31 dicembre 2021 scade il termine per la razionalizzazione periodica delle partecipate per il 2022 e la mancata adozione comporta per gli enti locali la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da un minimo di euro 5.000 a un massimo di euro 500.000.
Il co. 5-ter, art. 24 del Tusp, introdotto dall’art. 16, co. 3-bis del D.L. n. 73/2021, ha nuovamente salvato le società vietate, di cui all’art. 4 del D.Lgs. n. 175/2016, dalla cessione o liquidazione. Senza questo intervento infatti il 31 dicembre 2021 scadrebbe la sterilizzazione dell’obbligo di cessione delle società di cui si era decisa la dismissione in sede di revisione straordinaria delle partecipazioni, con la loro destinazione alla vendita o alla messa in liquidazione.
A decidere il primo rinvio dell’applicazione dei co. 4 e 5 dell’art. 24 del Tusp, per le società mediamente in utile nel triennio 2014-2016, è stato l’art. 1, co. 723 della Legge n. 145/2018.
E cosa stabiliva inizialmente l’art. 24 del Tusp in tema di razionalizzazione partecipate?
L’art. 24, co. 1 del Tusp sulla revisione straordinaria disponeva la redazione del piano entro il 30 settembre 2017 e la vendita entro i successivi 12 mesi. In caso di mancata alienazione entro i termini previsti, il socio pubblico non poteva più esercitare i diritti sociali nei confronti della società e doveva alienare la partecipazione o vendere la società.
In un momento in cui il governo Draghi promette una riforma dei servizi pubblici locali nel Ddl Concorrenza, il mantenimento di una disposizione che proroga situazioni in chiaro conflitto con lo spirito di contenimento delle società fatto dall’art. 4 del Tusp stupisce.
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Fonte: NtPlus del 02/12/2021
Autore: Stefano Pozzoli
